Aggressioni al personale sanitario, urgente passare dalle parole ai fatti

Settembre 11, 2024|In Notizie, Sanità

Prevenzione e rispetto dei contratti le priorità

Per contrastare gli episodi di violenza e aggressione nei confronti del personale sanitario e sociosanitario è stata adottata la legge 14 agosto 2020, n. 113, che ha previsto anche l’istituzione di un apposito Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti, delle professioni sanitarie e sociosanitarie (ONSEPS). L’obiettivo è quello di monitorare gli episodi di violenza e gli eventi sentinella, promuovere studi e analisi per elaborare proposte che riducano i fattori di rischio, monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione, promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza e lo svolgimento di corsi di formazione per il personale anche al fine di migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti.

L’Osservatorio nazionale, di cui anche la FPCGIL fa parte, è stato istituito presso il Ministero della Salute nel gennaio del 2022. Dal monitoraggio svolto sul fenomeno degli atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari e sociosanitari è stato riscontrato sin da subito un quadro molto complesso. È emerso chiaramente che ad un maggior numero di segnalazioni non corrisponde una più alta incidenza di aggressioni in quel determinato contesto territoriale, piuttosto una specifica attenzione al monitoraggio del fenomeno. Da qui la necessità di diffondere maggiormente tra gli operatori la cultura della segnalazione, a prescindere dalla gravità dell’evento in sé, riducendo, di conseguenza, il fenomeno della sottostima degli eventi.

Negli ultimi 3 anni l’Osservatorio ha lavorato per riuscire a raccogliere i dati reali delle aggressioni fisiche e verbali che subiscono ogni giorno – e più volte al giorno – le lavoratrici e i lavoratori all’interno delle strutture. Dai dati si evince che la forma più comune di violenza è costituita dall’aggressione verbale mentre gli altri tipi di violenza riportati sono costituiti da minacce verbali, attacchi fisici, abuso sessuale (molestia e violenza), molestia etnica, diffamazione, mobbing, bullismo, comportamento intimidatorio e molestia razziale.

È risultato evidente, inoltre, come i dati forniti dall’INAIL abbiano restituito una fotografia che sottostima l’ampiezza del problema perché rileva solo le aggressioni che hanno determinato un infortunio. Secondo le rilevazioni dell’ente, infatti, sarebbero stati 6000 i casi di aggressioni relativi al triennio precedente. I dati raccolti dall’Osservatorio attraverso i singoli centri regionali e gli ordini professionali, invece, hanno evidenziato per il solo 2023, 16.000 aggressioni fisiche e verbali che hanno coinvolto 18.000 operatori. Anche in questo caso si tratta di un dato sottostimato in quanto molte regioni non hanno fornito dati per la parte del sistema privato che comunque fa parte del SSN.

Ma in attesa che arrivino dati più completi e sempre più vicini alla realtà, è doveroso agire nei tempi più brevi possibili e per questo risulta indispensabile il ruolo delle singole aziende sanitarie, siano esse pubbliche o private insieme al sindacato.

Alle aziende va ricordato che nessuna norma vieta loro di mettere in atto, già da mesi, tutta una serie di attività da attuare in sinergia con il sindacato come anche previsto dai vigenti CCNL della sanità pubblica e privata.

Sono infatti pochissime le buone prassi attivate dalle strutture, quando invece alcune soluzioni potrebbero già portare benefici al fine di diminuire gli episodi di violenza commessi ai danni delle professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.

  • Monitorare gli episodi di violenza e gli eventi sentinella commessi ai danni delle professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni;
  • Inserire nei propri piani per la sicurezza, misure volte a stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia, per garantire il loro tempestivo intervento;
  • Promuovere la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza anche nella forma del lavoro in équipe;
  • Promuovere lo svolgimento di corsi di formazione per il personale sanitario finalizzati alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di conflitto nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti;
  • Promuovere la realizzazione di un registro dedicato ai mancati infortuni;
  • A seguito di episodi di violenza, rendere obbligatoria la segnalazione formale all’autorità giudiziaria e la costituzione di parte civile da parte dell’azienda;
  • Riconoscere l’infortunio in caso di assenza dal lavoro conseguente ad aggressione;
  • Revisione del DVR in base al rischio di esposizione alle aggressioni sia in ambito ospedaliero che territoriale.
  • Promuovere e favorire il supporto psicologico alle lavoratrici e lavoratori e all’utenza nei casi in cui ci siano condizioni di forte stress emotivo e psicologico;
  • Verificare che gli organici nelle strutture siano rispondenti al reale bisogno di assistenza e non a numeri decisi senza tener conto delle specificità di ogni singolo caso e che l’organizzazione del lavoro tenga conto delle segnalazioni delle aggressioni affinché adotti misure correttive

Ormai da troppi anni si parla del problema ma di fatto pochissimo è stato fatto. È indispensabile ora più che mai bruciare le tappe per impedire il verificarsi di anche un solo altro episodio di aggressione. Prima di soffermarsi sulla necessità di approvare nuove norme, riteniamo sia utile, e necessario, investire sull’urgenza di rispettare quanto già previsto dall’ordinamento.

 

Fonte: Quotidiano Sanità

Di Barbara Francavilla e Giancarlo Go