Referendum CGIL: una firma per restituire dignità al lavoro

Maggio 23, 2024|In Notizie

Nelle scorse settimane la Cgil ha depositato in Cassazione quattro quesiti referendari per restituire dignità al lavoro. È già partita la raccolta delle firme – sia nelle piazze che online – necessarie per andare poi al voto nella primavera del 2025.

Licenziamenti, contratti a termine, sicurezza: i quesiti abrogativi della Cgil si scagliano contro il Jobs Act, la legge approvata nel 2015 che ha impoverito il lavoro e reso i lavoratori meno protetti e più vulnerabili. Il sindacato di Corso Italia  si mobilita per ridurre la precarietà e garantire più sicurezza negli appalti e quindi nei luoghi di lavoro.

Il Jobs Act in breve

Con la riforma del diritto del lavoro, comunemente chiamata Jobs act, il governo Renzi ha voluto rendere più flessibile il mercato del lavoro. Secondo la Cgil e molti esperti del settore, però, l’avrebbe fatto ai danni di lavoratrici e lavoratori. Il Jobs Act ha infatti introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e la possibilità da parte del datore di lavoro di licenziare un lavoratore dipendente senza giusta causa.

Nel caso di licenziamento illegittimo la riforma ha rimosso la possibilità di reintegrazione nel posto di lavoro. In sostituzione ha previsto il diritto ad ottenere un’indennità come risarcimento, più alta al crescere dell’anzianità lavorativa (tutele crescenti). Infine, la legge prevede un utilizzo più flessibile dei contratti a tempo determinato, con la possibilità di essere prorogati fino ad un massimo di 5 volte prima dello scatto dell’indeterminato.

Abrogazione del Jobs Act

Il primo quesito referendario mira proprio a cancellare l’intero decreto legislativo del Jobs Act.  Secondo la Cgil la riforma ha precarizzato il lavoro e tolto tutele al lavoratore. Chiunque è stato assunto dopo il 2015 – quindi per lo più giovani – può essere infatti licenziato in qualsiasi momento e senza motivo.

Con il secondo quesito si intende superare la norma che impone un tetto massimo all’indennizzo per licenziamento illegittimo. Attualmente la legge prevede 6 mensilità, maggiorabile dal giudice fino a 10 per il lavoratore con anzianità superiore a 10 anni, e fino a 14 per quello con più di vent’anni. La Cgil vuole ritornare alla vecchia disciplina che prevedeva la riassunzione o un indennizzo commisurato dal giudice in caso di licenziamento illegittimo.

Meno precarietà e più sicurezza sul lavoro

Il terzo quesito riguarda il contratto a termine e intende intervenire sulle norme che ne hanno liberalizzato l’uso da parte delle aziende. Secondo i dati diffusi recentemente da Pagella Politica, attualmente in Italia il 15% degli occupati risulta essere a termine, circa 3 milioni tra settore pubblico e privato.

Per definizione un’azienda dovrebbe stipulare contratti a termine nei casi in cui si presentino esigenze temporanee da soddisfare: sostituzioni maternità, picchi produttivi, stagionalità e così via. Nella realtà dei fatti è diventato invece un meccanismo del quale le aziende abusano che non fa altro che rendere la vita dei lavoratori incerta e precaria. Con il referendum la Cgil vuole quindi abrogare le norme che consentono di stipulare contratti a temine senza alcun motivo specifico, ponendo un limite di 24 mesi ai rinnovi e alle proroghe.

Il quarto ed ultimo quesito coinvolge la disciplina degli appalti e nello specifico punta ad aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Oggi se un’azienda affida in appalto un’attività a un’altra e questa a un’altra ancora, i committenti non sono responsabili in caso di infortunio o di malattia professionale del lavoratore. Questo vuol dire che il lavoratore non può chiedere nessun risarcimento del danno alle imprese committenti. Il quesito vuole cancellare la norma che esclude questa responsabilità.

Con l’esternalizzazione, secondo la Cgil, le aziende punterebbero all’abbattimento dei costi risparmiando sulla sicurezza o applicando contratti irregolari. Questo avrebbe portato ad una crescita degli infortuni sul lavoro, specie in situazioni di appalto e subappalto. L’effetto della cancellazione sarebbe quello di rafforzare e ampliare la sicurezza sul lavoro e di spingere i committenti a selezionare appaltatori adeguati.

Verso il voto nel 2025

“Il lavoro, le persone e le loro vite devono tornare ad essere un bene pubblico. Per questo vogliamo lanciare una campagna, per dare un futuro al nostro Paese”. Queste le parole con cui il Segretario Generale della Cgil Maurizio Landini ha lanciato la campagna referendaria “Per il lavoro ci metto la firma”. La Cgil, dunque, tende la mano al Paese per accompagnarlo al voto sui referendum abrogativi nel 2025. Un voto orientato a migliorare la vita di lavoratrici e lavoratori e a rimettere le basi per un mondo del lavoro più equo, che rimetta al centro la persona.

 

Di Matteo Mercuri